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FLORA & FAUNA
CARLINA ACAULIS

Famiglia:
Compositae
Altri nomi della carlina
Articiochi de monte, buralze, cardo di S. Pellegrino, pan de l’alpin, spin de prà, tiroliro

Descrizione:
Il fusto è assente o ridotto ai minimi termini. Le foglie, dentate o pennate, spinose disposte in una rosetta basale, attorniano un capolino fiorale circondato da brattee bianco-argentate. La fioritura avviene in estate-autunno. Il frutto è un achenio peloso. La pianta vive appiattita nel terreno ed il suo capolino può superare i 10 centimetri di diametro.

Dove si trova:
Diffusa in buona parte dell’Europa centrale, in Italia è comune in tutte le regioni settentrionali e centrali, più rara nelle regioni meridionali, assente nelle isole. Vegeta nei pascoli, negli ambienti rocciosi e nei prati secchi, predilige terreni silicei e calcarei, dove fiorisce da giugno a settembre, sino a 2.200 m.

Parti utilizzate:
La radice

Tempo di raccolta e conservazione:
Si raccoglie in autunno.

Conservazione:
Una volta tagliate grossolanamente, le radici si essiccano al sole o si fanno essiccare a forno lento.

Principi attivi:
La carlina è ricca di inulina, uno zucchero digeribile anche dai diabetici.

Proprietà:
La carlina ha nella radice discrete proprietà sudorifere che lo rendono utile nei casi di influenza. Inoltre l'infuso risulta utile nei casi di insufficienza epatica e di inappetenza. Nella medicina popolare viene utilizzata la radice che ha proprietà diaforetiche, diuretiche, amaricanti, digestive, carminative, purganti, cicatrizzanti e febbrifughe.

Notizie e curiosità:
Il nome generico deriva da Carlo Magno: la leggenda dice che l'imperatore, in viaggio verso Roma con l’esercito in pessime condizioni di salute, nelle vicinanze del monte Amiata ebbe un sogno, durante il quale un Angelo gli rivelò che la radice tostata di questa erba spinosa, ridotta in polvere e mescolata al vino, sarebbe stata un rimedio efficace per curare i suoi soldati colpiti dalla peste. Sembra che lo stesso Linneo, attribuisse e dedicasse tale pianta all'imperatore.Altri ipotizzano un riferimento a Carlo V, in realtà appare più probabile, una banale deformazione della parola "carduncolos", diminutivo di cardo e il nome starebbe quindi, per piccolo cardo. Acaulis perché generalmente priva del gambo. Le brattee che circondano come un'aureola il grande capolino fiorale della carlina, a seconda dell’umidità atmosferica, funzionano da igrometro naturale, chiudendosi nel caso in cui il tempo stia mutando verso il brutto, ma comunque sempre nelle ore notturne, per poi riaprirsi al mattino successivo. Nel passato la carlina era un’erba importante ed era classificata come allessifarmaco (antidoto ai veleni), proprio per questo era coltivata nei giardini dei monasteri, gli antichi Sassoni la consideravano un amuleto contro il malocchio e ogni malattia.

Preparazione e uso:
La polvere della radice, che veniva anche fumata, veniva usata per lenire il mal di denti e serviva per curare la scabia ed altre malattie della pelle, le vesciche e le piccole piaghe.L’infuso di polvere di radice nel vino rosso era indicata contro i reumatismi e come rimedio sudorifero negli stati febbrili.Il decotto di carlina può essere usato per detergere la pelle colpita da eczema e da acne.

La carlina in cucina:
I ricettacoli dei capolini, noti come “pane del cacciatore”, sono eduli, utilizzabili come i cuori dei carciofi, oppure tagliati a piccoli pezzi, messi a cuocere con lo zucchero in poca acqua, fino ad ottenere una purea dolce-piccante, ottima da utilizzare come la mostarda.Le radici invece, tagliate a rondelle e private della parte interna legnosa, possono essere utilizzate per fare canditi, una prelibatezza se coperti di cioccolato.
 
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